OBIETTIVO:
verificare come le cause di malattia trovino corrispondenza in un ambito ben diverso da quello della medicina!
Nella Tabella soprastante sono elencati, nella parte destra, alcuni principi generali di causalità di malattia che ricalcano largamente i postulati di Evans; questi principi sono stati posti a raffronto, dallo stesso Evans, con i principi generali che muovono un ben diverso settore delle attività umane: il crimine.
In particolare, uno dei punti più significativi è il n. 3 che, invocando il ruolo dei «cofattori» (cioè fattori accessori di malattia o determinanti), porta un taglio netto alla vecchia impostazione di Koch.
Il punto 5 precisa che il ruolo della presenta causa deve essere «biologicamente credibile»; cioè, il fattore in gioco deve disporsi agevolmente nel mosaico delle conoscenze consolidate riguardo alla malattia.
Il punto 6 sembra un piccolo passo indietro rispetto alla concezione della causalità multipla; in effetti, non sono rari gli esempi della possibilità che una stessa malattia venga indotta da cause diverse; tuttavia, la precisazione «nelle date circostanze» chiarisce il concetto: si deve intendere, infatti, che a parità di altri elementi (cioè nella stesso punto della «rete delle cause») solo il fattore in gioco può indurre la malattia in questione.
Infine, il punto 7 afferma che la causalità deve essere provata «al di là di ogni ragionevole dubbio». Questa affermazione porta in sé il concetto di probabilità; in altre parole, non è necessario ricercare una prova di causalità matematicamente certa, ma occorre tuttavia che la prova sia provata con un alto grado di probabilità; ciò è possibile soltanto ricorrendo alla statistica.
NELLA PROSSIMA UNITÀ:
vengono riportati i 5 «Canoni» descritti nel XIX secolo dal filosofo J.S. Mill. I Canoni, riguardanti la causalità in generale, successivamente sono adattati alla medicina da altri Autori.
• Vai ai TEST ARGOMENTI CAPITOLO 6
• FIRMA IL GUESTBOOK, PLEASE!