OBIETTIVO:
riassumere le caratteristiche degli indici di tendenza centrale e individuarne pregi e difetti salienti
Nella Tavola che segue sono riassunte le caratteristiche principali degli indici di tendenza centrale.
La media è certamente l'indice più utilizzato, sia in ambito scientifico che nelle necessità della vita comune. Esso ha il vantaggio di essere adatta a manipolazioni matematiche (e statistiche); il principale difetto è dovuto al fatto che la media assume significato soltanto quando si riferisce a distribuzioni di frequenze con andamento «Normale» (gaussiano). In caso contrario, essa è fortemente influenzata dai dati estremi e quindi non rappresenta più adeguatamente la «centralità».
La mediana (o 50° percentile) è, al contrario della media, poco influenzata dall'esistenza di valori insolitamente estremi (cioè molto superiori o inferiori a quelli degli altri dati), ma presenta lo svantaggio di non essere adatta a manipolazioni matematiche.
La moda, infine, ha il vantaggio di avere un significato facilmente intuibile; tuttavia essa non può essere utilizzata nel caso di distribuzioni bi- o pluri-modali.
ESEMPIO. Non è raro riscontrare ceppi batterici che manifestano una distribuzione bimodale riguardo alla sensibilità ad alcuni antibiotici. Nel grafico a lato viene mostrato un esempio della distribuzione di un campione di ceppi di un batterio Gram negativo (Escherichia coli) che sono stati messi a contatto con l'antibiotico ampicillina. Nell'asse delle ascisse è riportata la concentrazione dell'antibiotico, nell'asse delle ordinate la frequenza percentuale di ceppi sensibili.
Nota che i ceppi batterici esaminati possono essere suddivisi in due sottopopolazioni: una che è sensibile a una concentrazione di antibiotico di 64 mcg/ml, l'altra che è sensibile a 2 mcg/ml. L'andamento della distribuzione è, appunto, bimodale.
NELLA PROSSIMA UNITÀ:
vengono descritti i più comuni indici di variazione (o di dispersione), come l'intervallo di variazione, i percentili e la deviazione standard.