OBIETTIVO:
elencare altre formule utili per esprimere la frequenza di una malattia
Finora abbiamo descritto alcune misure di frequenza di malattia classiche (morbosità e mortalità, incidenza e prevalenza ecc.). Vi sono altre misure di frequenza che possono essere calcolate; alcune di esse si riferiscono al caso in cui si voglia studiare l'effetto di una esposizione, con lo scopo al fine di verificarne l'importanza nella genesi di una malattia.
Il punto di partenza è rappresentato, ancora una volta, dalla Tabella a due entrate, che già ben conosci, in cui gli animali vengono raggruppati in 4 categorie in basa all'esposizione e alla comparsa o meno della malattia:
Attraverso i dati A, B, C, D della Tabella si possono derivare, numerosi parametri o proporzioni. Ad esempio, si possono derivare le seguenti misure di frequenza:
Un tipico esempio di applicazione di tali proporzioni è rappresentato dalle indagini epidemiologiche da compiere in occasione di focolai di tossinfezione alimentare nell'uomo. Infatti, in questi casi è piuttosto facile, tramite un semplice questionario, identificare le persone «esposte» a un particolare alimento (cioè quelle che se ne sono cibate); inoltre, la sintomatologia è generalmente molto evidente, quindi non offre difficoltà nemmeno l'accertamento della presenza di «malattia». Le proporzioni così ottenute vengono poi interpretate, come sempre con l'ausilio della statistica, per individuare l'alimento più probabilmente responsabile.
ESEMPIO. Si è verificato un focolaio di gastroenterite dopo un pranzo di nozze cui hanno partecipato 92 persone. Fra gli alimenti presi in considerazione, quello più sospetto è il gelato alla vaniglia. Avevano mangiato gelato alla vaniglia 32 persone e, di queste, 30 si sono ammalate. Si sono ammalate anche 7 persone che non avevano mangiato il gelato alla vaniglia.
I dati vengono tabulati nella Tabella a lato. Calcoliamo alcune proporzioni utili:
esposti=32/92;
ammalati=37/92;
ammalati ed esposti=30/92;
ammalati negli esposti= 30/32;
ammalati nei non esposti=7/60;
esposti negli ammalati=30/37;
esposti nei non ammalati=2/55.
Si può calcolare anche l'odds ratio, che è il rapporto fra (odds di esposizione nei casi) e (odds esposizione nei non-casi): (30/7)/(2/53)=113.6.
Se non ti è chiaro come è stata generata la Tabella 2x2, puoi dare un'occhiata a una presentazione animata.
Fai attenzione a una questione di terminologia: convenzionalmente quando si dice, ad esempio, «ammalati negli esposti» NON si indica la semplice frequenza (nell'esempio: 30), ma si intende invece la proporzione di ammalati fra gli individui esposti, e cioè 30/(30+2). Lo stesso dicasi per gli altri parametri (esposti negli ammalati ecc.).
NELLA PROSSIMA UNITÀ:
si spiega come, in alcuni casi, il confronto fra popolazioni abbia significato soltanto dopo aver eseguito una standardizzazione; inoltre, si sottolinea il possibile effetto deleterio di eventuali elementi di confondimento («confounders»).