Cap. 1. Introduzione allo studio dell'epidemiologia
Eventi-chiave nella storia dell'epidemiologia
OBIETTIVO
a scopo di cultura generale, conoscere alcuni eventi e personaggi celebri fra i tanti che hanno caratterizzato la scienza medica e hanno gettato le basi della epidemiologia moderna.
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Nato a Kos (Grecia) nel IV secolo A.C., Ippocrate affrancò la medicina dalla speculazione filosofica e dalla superstizione, basando la pratica medica sullo studio del corpo umano. Ritenendo che ogni malattia avesse una spiegazione razionale, riconobbe l'importanza dell'ambiente sulla comparsa e sull'evoluzione delle malattie. Per primo descrisse con precisione i sintomi di alcune affezioni (come la polmonite e l'epilessia nei bambini) e fu sostenitore di rimedi semplici, quali il sonno, il riposo e una buona alimentazione. Egli dimostrò che i pensieri e i sentimenti avevano origine dal cervello e non dal cuore, come allora si credeva. Ippocrate fu anche brillante studioso di matematica e geometria; egli venne e viene ancora riconosciuto come "padre della medicina".
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Girolamo Fracastoro (Verona 1478 - Affi 1553), fisico, poeta, astronomo e geologo, propose un abbozzo della teoria scientifica dei microrganismi come agenti di malattia ben 300 anni prima della formulazione avvenuta a opera di Pasteur e Koch.
Fracastoro raccolse la sua visione sulle epidemie nell'opera "De Contagione et Contagiosis Morbis" (Sul Contagio e le Malattie Contagiose), nella quale si affermava che ogni malattia era provocata da un diverso tipo di corpuscoli in grado di moltiplicarsi rapidamente e di trasmettersi dagli ammalati ai sani in 3 modalità: per contatto diretto, per il tramite di materiali diversi (es. indumenti) e attraverso l'aria. La teoria di Fracastoro fu molto apprezzata, ma venne ben presto offuscata dalle dottrine mistiche del medico rinascimentale Paracelso.
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Durante le spaventose epidemie di peste che colpirono l'Europa negli anni fra il 1346 e il 1352, e che portarono a morte un quarto degli abitanti dell'Europa, si cominciò a tener conto delle persone morte ogni settimana. Fu tuttavia soltanto 3 secoli più tardi, per merito di John Graunt (1620-1674), che prese corpo l'idea dell'utilità di disporre di statistiche epidemiologiche sulla durata della vita e sulle cause di morte. Graunt è autore di una delle prime opere di statistica venute alla luce in Europa ("Natural and political observations upon the bill of mortality"), in cui i dati dei certificati di morte stilati dai ministri del culto vengono riassunti sotto forma di tavole, percentuali e probabilità. Da esse si evince, ad esempio, l'alta frequenza di morte nei bambini (1/3 di essi moriva in età <5 anni). E' curioso osservare che, nonostante gli enormi mutamenti nel modo di vivere, allora come oggi i maschi erano soggetti a mortalità più elevata e a più bassa morbosità rispetto alle femmine.
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Nel 1714 la peste bovina comparve in Inghilterra. Thomas Bates, il medico del re Giorgio I, escogitò una strategia di lotta che, nella sostanza, può essere considerata ancora attuale: fumigazione dei ricoveri degli animali; abbattimento e distruzione per seppellimento degli animali colpiti; riposo dei pascoli contaminati. Gli allevatori venivano compensati delle perdite a spese dello Stato.
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Nel 1775 Percival Pott, chirurgo inglese noto per i suoi studi sulla tubercolosi nonché sulla colonna vertebrale, effettuò quello che viene ritenuto il primo studio di "epidemiologia occupazionale" o di "medicina del lavoro" riguardante l'alta frequenza di cancro dello scroto negli spazzacamini.
In precedenza, le malattie legate alle condizioni di lavoro in 50 diversi mestieri erano stati studiate da Bernardo Ramazzini (1633-1714) (laureato in medicina a Parma nel 1659) e pubblicate nella sua opera fondamentale, il De morbis artificum diatriba.
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Edward Jenner (1749-1823) aveva constatato che tutti coloro che contraevano il "cow pox" (in italiano: vaiolo vaccino, che significa letteralmente vaiolo delle vacche, ossia dei bovini), una forma di vaiolo che colpiva i bovini, erano immuni del vaiolo umano. Dopo oltre 20 anni di studi, nel 1796 egli inoculò a un bambino del pus prelevato dalle pustole di individui colpiti da vaiolo vaccino; il paziente, al quale venne inoculato in seguito del pus vaioloso umano, non contrasse la malattia. Questo rappresenta il primo caso documentato di prevenzione attiva di una malattia attraverso immunizzazione. Il termine odierno di "vaccino" trae origine proprio dal metodo di Jenner che prevedeva l'inoculazione appunto del virus del vaiolo vaccino. Da allora il metodo della vaccinazione jenneriana ebbe grande diffusione ovunque; in Italia fu introdotto nel 1799.
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Jacob Henle (1809-1885?), Louis Pasteur (1822-1895) e Robert Kock (1843-1910) rappresentano le figure chiave accreditate dello sviluppo della teoria dei microrganismi quali agenti di malattia, e dei principi basilari della medicina moderna.
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John Snow compie a Londra, in occasione di due epidemie di colera (1849 e 1853) studi con metodi epidemiologici rivoluzionari per quei tempi e ancor oggi attuali. L'opera di Snow viene trattata dettagliatamente e commentata in una apposita unità didattica.
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Peter Panum (1820-1885), medico danese, applica i moderni principi delle malattie infettive a uno studio di un violento focolaio di morbillo verificatosi nel 1846 nelle Isole Faroe, situate fra la Scozia e l'Islanda. Favorito in tale attività dall'isolamento geografico e commerciale delle Isole, egli effettua raffronti fra la popolazione semi-immune della Danimarca e quella delle Isole, individuando elementi essenziali quali la "infettività" dell'agente e la "recettività" dell'ospite. Calcola anche il periodo tipico di incubazione della malattia (13-14 giorni). La sua opera occupa un posto importante fra i "classici" della storia dell'epidemiologia.
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Nel 1880 Daniel Salmon e Frederick Kilborne negli U.S.A. osservano che la presenza di una zecca (Boophilus annulatus, che funge da vettore) era associata a una malattia dei bovini detta «Febbre del Texas», il cui vero agente causale (un protozoo parassita: Babesia bigemina) venne identificato molti anni dopo. Attraverso il loro lavoro, basato soprattutto sulla similarità della distribuzione geografica del vettore e della malattia, fu possibile controllare (controllare = tenere sotto controllo, ossia ridurre la frequenza dei casi) la malattia prima di conoscerne la vera causa.
Nello stesso periodo in Inghilterra vengono eradicate due temibili malattie del bovino: la peste bovina (1877) e la pleuropolmonite nel 1898; sei anni prima, nel 1892, la pleuropolmonite contagiosa del bovino era stata eradicata negli Stati Uniti, dopo una campagna di lotta durata 5 anni.
- La seconda metà del '900 segna l'inizio della moderna epidemiologia.
Fra gli eventi importanti nel settore della medicina umana, sono da ricordare: la vaccinazione di massa contro la poliomielite, l'eradicazione del vaiolo, la dimostrazione del rapporto causa-effetto fra tabacco e malattie cardiache e respiratorie, l'emergenza di malattia nuove (AIDS).
Nel settore veterinario, prendono l'avvio i piani di lotta alle "grandi" malattie: pullorosi aviare, tubercolosi bovina, brucellosi bovina e ovi-caprina, afta epizootica, peste suina classica, leucosi enzootica del bovino ecc.. Inoltre, compaiono nuove malattie o infezioni degli animali, spesso con caratteri zoonosici (es. infezioni da Salmonella enteritidis del pollame, encefalite spongiforme del bovino); in qualche caso si assiste alla ricomparsa di malattie diffusibili ben note e che da anni erano state eradicate da intere nazioni (es. epidemia di afta epizootica in Gran Bretagna nel 2001).
È soprattutto grazie all'applicazione di metodi epidemiologici che le suddette malattie sono state studiate e controllate con la massima tempestività possibile, in rapporto alle diverse situazioni e alle risorse disponibili.
In tempi recenti si registra la nascita della «epidemiologia molecolare» che - attraverso l'interazione con la biologia molecolare - opera soprattutto nel campo delle malattie croniche, neoplastiche e infettive; per queste ultime, identifica la sorgente degli agenti di malattia, le loro relazioni biologiche, i geni responsabili della virulenza, gli antigeni importanti per la profilassi vaccinale, e i fenomeni di antibiotico-resistenza.
NELLA PROSSIMA UNITÀ:
viene illustrato uno studio storico che rappresenta un «classico» dell'epidemiologia e che riguarda le epidemie di colera sviluppatesi a Londra attorno alla metà dell'800. L'impostazione di questo studio è ancora attuale e dimostra, fra l'altro, come si possano ottenere risultati sorprendenti studiando la malattia a livello di popolazione anziché di singolo individuo.
• TEST ARGOMENTI CAPITOLO 2
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