Guy de Maupassant (1850-1893). Dalla novella "Cocco fresco".
«L'uomo è sempre vissuto sotto il giogo della superstizione. Un tempo si credeva che, nello stesso momento in cui nasceva un bambino, si accendesse una stella; che essa seguisse le vicende della sua vita, segnando i momenti felici col suo splendore, con l'oscurità le miserie. Si crede all'influsso delle comete, degli anni bisestili, dei venerdì, del numero tredici. Ci si immagina che certe persone facciano sortilegi, che diano il malocchio. Si dice: "Ogni volta che lo incontro mi porta male". Tutto questo è vero. Io ci credo. Mi spiego. Non credo all'influsso occulto delle cose o degli esseri; ma credo al caso bene ordinato. Certo è che il caso ha fatto sì che eventi importanti accadessero mentre delle comete attraversavano i nostri cieli; che ne accadessero in anni bisestili; che certe disgrazie evidenti si siano prodotte di venerdì oppure siano coincise col numero tredici; che la vista di certe persone corrisponda col ripetersi di certi fatti e così via. Da ciò nascono le superstizioni: da un'osservazione incompleta e superficiale, che scorge la causa nella coincidenza e non cerca oltre.»