Versione Mobile | Vai alla versione Desktop
Differenze tra versione Mobile e versione Desktop
OBIETTIVO:
verificare, tramite un esempio, l'utilizzo della formula che fornisce la numerosità del campione qualora si voglia rilevare la presenza di una malattia.
Nella Unità precedente è stato descritto un metodo di determinazione della numerosità del campione nel caso si voglia determinare qualitativamente la presenza/assenza di una malattia in una popolazione. Ora mettiamo alla prova il metodo attraverso un esempio.
Supponi di dover accertare se, in un allevamento di 1000 suinetti all'ingrasso, è presente la «Rinite atrofica», una malattia sostenuta da due batteri Gram negativi: Bordetella bronchiseptica (forma lieve non progressiva) oppure Pasteurella multocida (forma grave progressiva). La prevalenza di questa malattia è variabile, ma in genere non raggiunge livelli elevati. Pertanto ipotizzi che, se l'infezione è presente nel gruppo, la sua prevalenza possa essere molto bassa: 0.01, ossia 1%, o superiore. Ciò significa che, se la malattia è presente nel gruppo di 1000 suini, almeno 10 di essi sono infetti.
Ovviamente non puoi permetterti di esaminare tutti gli animali, ma dovrai procedere su un campione. Ti chiedi quindi: «qual'è la dimensione del campione per poter concludere con ragionevole certezza che, se tutti gli animali del campione risultano negativi, il gruppo non è infetto?». La «ragionevole certezza» non è altro che il livello di confidenza. Decidi di adottare un livello di confidenza 0.95 (95%). Applicando la formula descritta nell'Unità precedente, ottieni:
Pertanto, esaminerai 258 suini; se tutti risulteranno negativi, concluderai - con confidenza 95% - che il gruppo è esente da quella malattia.
Il vantaggio di un approccio di questo tipo diventa ancor più evidente nel caso in cui la prevalenza presunta sia più elevata: con gli stessi dati dell'esempio, ipotizzando però che il numero di animali ammalati sia pari o superiore a 50, la dimensione del campione scende a 57 animali.
Guarda gli esempi che seguono, che presuppongono che tu abbia scelto un livello di confidenza del 95%: comprenderai meglio l'estrema l'utilità della formula nel caso in cui sia necessario stabilire se in una popolazione è presente o no una malattia. Osserva i vantaggi che si ottengono nel caso di popolazioni a grande numerosità. I tre numeri che vedi in ciascun esempio rappresentano rispettivamente: la numerosità della popolazione in esame, la prevalenza presunta e la numerosità del campione necessario.
Spieghiamo l'ultimo esempio: supponi di dover esaminare una popolazione composta da 5000 animali al fine di escludere la presenza di una determinata malattia, ipotizzando che il numero di animali "positivi" in questa popolazione non sia inferiore a 250, ossia che la prevalenza non sia inferiore a 0.05. Allora, la numerosità del campione dovrà essere pari a 58. La Ciò significa che, esaminando un campione randomizzato di 58 animali senza trovare alcun positivo, potrai affermare con confidenza 95% che quella popolazione è esente dalla malattia.
In altre occasioni, può essere utile rispondere ad un quesito concettualmente simile al precedente. Supponi che siano stati esaminati n animali tratti da una popolazione a numerosità N; tutti gli n animali esaminati sono risultati negativi. Il quesito è il seguente: «qual è, con confidenza a scelta, il numero massimo di animali malati nella popolazione?»
Al quesito si risponde applicando la stessa formula vista nell'Unità precedente, ma che con un po' di manipolazione algebrica è stata risolta per D come segue:
ESEMPIO. Supponi di aver riscontrato che un campione di 200 galline, appartenenti ad un gruppo di 5000, è risultato negativo per una certa malattia (es. pullorosi, una particolare forma di salmonellosi). Supponendo che la malattia sia presente nel gruppo, qual è il numero massimo di animali infetti presenti? A questa domanda si risponde come segue:
NELLA PROSSIMA UNITÀ:
inizia il capitolo «Misura di frequenza delle malattie». In essa vengono discussi brevemente i principi di base da utilizzare per la misura della frequenza di fenomeni morbosi. Si spiega anche l'importante differenza fra rapporti, tassi e proporzioni.